LA LETTERA D’AMORE
La lettera d’amore consiste in una missiva, in genere riservata e intima, indirizzata a una persona amata in cui si dà corpo e voce all’espressione dei sentimenti d’amore che il mittente prova (o asserisce di provare) nei confronti del destinatario. Può rappresentare un elemento del corteggiamento oppure una delle modalità attraverso cui viene alimentato un rapporto amoroso. Nel caso di lettere d’amore di celebri scrittori o artisti, la forma privata e intima riveste spesso colorazioni poco spontanee, che sfociano nella estrinsecazione di sentimenti e situazioni espressi in forma letteraria, ovvero in una scrittura tributaria dell’immaginario letterario, nella egotistica prefigurazione di una postuma pubblicità del testo.
UN PARTICOLARE SOTTOGENERE LETTERARIO
Non tutti sanno che la lettera d’amore è un sottogenere del genere letterario epistolare.
IL GENERE LETTERARIO
Di mera natura empirica e tassonomica, la classificazione in generi esperisce una valenza utilitaristica, concepita per meglio raggruppare le opere letterarie sulla base di intrinseche somiglianze e specificità.
La divisione in generi fu operazione dotta, dovuta agli eruditi greci del VI e V secolo a. C., il cui pensiero diede i suoi frutti nell’età alessandrina, quando scienza, filosofia e soprattutto grammatica e filologia conobbero un notevole sviluppo.
Nel IV a. C., i Greci ravvisarono la fine della grande fioritura letteraria e filosofica e si rivolsero al loro passato, ritenuto degno di somma considerazione, perciò definito “classico”, per la qualitativa ineguagliabile densità e profondità di pensiero raggiunta e per il numero delle opere prodotte, di cui avviarono l’analisi teorica e sistematica. Ne è testimonianza l’incipit di un poema storico nel quale l’autore Cherilo di Samo già rimpiange l’epos precedente: “Beato colui che della poesia era cultore, ministro delle Muse, a quel tempo quando intatto ancora era il prato (Ora che tutto è stato diviso e le arti hanno i loro confini, indietro siamo lasciati, ultimi al corso, e non si può, pur d’ogni intorno guardando, trovare un cocchio di recente aggiogato)”.
La teoria dei generi letterari, codificata da Aristotele nella sua Poetica, fu continuamente ridisegnata, conoscendo un momento di dibattito molto acceso in Italia nel Rinascimento, quando nel 1508 venne stampato il testo originale del filosofo, di cui il Castelvetro nel 1570 pubblicò un commento molto ben argomentato, preceduto nel 1563 dall’Arte poetica del Minturno. La distinzione in generi letterari si applicò alla letteratura latina, e si trasmise alle letterature europee del Rinascimento, fino alla modernità e alle odierne prese di posizione, come quella di Jean-Marie Schaeffer, che, nel 1992, concepisce il genere ridefinendolo figlio dell’epoca, del clima sociale e, aggiungeremmo, perfino derivato da pregiudizi antropologici e filosofici ormai obsoleti: “fusione di un tema con una forma, che risente della storia degli intellettuali. Un’entità in movimento che dipende dagli autori, dal lettore, dalla società e dal conflitto delle poetiche”.
LA LETTERA
Sostituto del discorso, la lettera è un messaggio scritto diretto a una o più persone nel contesto di un rapporto pubblico o privato. Mittente è colui che scrive la lettera, destinatario chi la riceve. Le tipologie di lettera si distinguono a seconda del mittente, del destinatario, dello scopo o del contenuto; in base allo stile: formale o informale. Formali sono dette una lettera commerciale o una domanda di lavoro. La lettera a un amico o a un parente è informale. Fino ad oggi, le lettere si sono spedite per posta, piegate e racchiuse in una busta. Le invenzioni più recenti hanno dato via ai telefax e alle e mail o messaggi di posta elettronica. Una lettera scritta in forma letteraria come lettera aperta si dice epistola (dal greco, lettera) e una raccolta di lettere epistolario. Tra i generi letterari epistolari, oltre alla lettera, c’è anche il romanzo epistolare, a cui fan da modelli classici scritti poetici in forma di lettere d’amore come le Heroides di Ovidio, raccolte di testi di lettere nel Cinquecento, e un abbozzo di romanzo epistolare pubblicato a Venezia nel 1563 dal titolo Lettere amorose di due nobilissimi intelletti di Alvisio Pasqualigo. Romanzi epistolari memorabili sono tanti, dalle Lettere persiane di Montesquieu alle Ultime lettere di Jacopo Ortis del Foscolo a Epistolario collettivo di Gianluigi Piccioli, in cui le lettere sono rigorosamente anonime.
La lettera d’amore riveste un duplice aspetto: quello di genere letterario e quello dichiarativo strettamente privato. Nell’uno come nell’altro si rispettano i canoni della lettera generica, aggiungendovi contenuti amorosi e intimi che spesso solo il mittente e il destinatario conoscono e possono condividere: l’amore d’altronde non è costituito da uno scenario intimo, riservato, cifrato, enigmatico, misterioso come la passione stessa? Non è forse vero che l’uomo si distingue dalle altre creature non tanto per essere sapiens, quanto piuttosto homo amans? La lettera d’amore istituisce un cerchio magico, una relazione intima, confidenziale in cui una persona ritaglia uno spazio all’interno del giorno da dedicare a quella e solo a quella persona, e pensarla, e scegliere quelle e solo quelle parole ritenendole uniche: più che i baci, scrisse John Donne, sono le lettere a unire le anime. Nella scrittura amorosa si perviene al misticismo, quando prevale una terza persona in cui le due si fondono, quella amata nell’amato trasformata, secondo San Giovanni della Croce. Egli scriveva che alla fine della nostra vita saremo giudicati sull’amore.
Spesso il genere e la lettera privata si sovrappongono, come in molti epistolari amorosi della storia che sono stati poi gettati in pasto ai lettori, svelandoci consuetudini e particolari delle vite di scrittori e artisti e perfino di scienziati, dal rinomato epistolario di Abelardo ed Eloisa fino alle lettere di Frida Khalo e di Diego Rivera, di Albert Einstein e della moglie Mileva Mari¢. Attorno e accanto alla scrittura amorosa esiste tutta una copiosa produzione non solo letteraria che inventò amori unici (Saffo e Alceo, gli amori pastorali di Dafne e Cloe, Catullo e Ovidio, Dante e Petrarca, il romanzo di Tristano e Isotta, Ariosto, l’amore di Don Chisciotte per Dulcinea, il patto di Alice con l’Unicorno) ma anche teatrale (Shakespeare rese immortali, nell’opera omonima Romeo and Juliet, le figure di Giulietta e Romeo, alle quali la città di Verona ha dedicato il luogo più visitato al mondo dagli innamorati d’ogni continente, Rostand si ispirò a Cyrano de Bergerac per una commedia in cui il protagonista scrive lettere per Rossana di cui è innamorato attribuendole al cadetto di cui invece è invaghito Rossana, in un gioco di schermo amoroso che ci ricorda quello dantesco), artistica, cinematografica: per tanto, rimandiamo agli interventi prestigiosi e preziosi nella sezione Il Museo parlante.
Se ci dovessero chiedere qual è la lettera d’amore più indimenticabile mai scritta, la palma andrebbe a San Paolo, che nella prima epistola ai Corinzi scrive: “Se parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi l’amore, sarei come metallo che rimbomba o come cimbali che strepitano. E se avessi il dono della profezia, se conoscessi tutti i misteri e avessi tutta la conoscenza, se possedessi tanta fede da trasportare le montagne, ma non avessi l’amore, non sarei nulla. E se distribuissi tutti i miei beni e consegnassi il mio corpo per essere bruciato, ma non avessi l’amore, a nulla mi servirebbe. L’amore è paziente, benevolo è l’amore; non è invidioso, non si vanta, non si gonfia d’orgoglio, non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia ma si rallegra della verità. Tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. L’amore non avrà mai fine.”